giovedì 22 gennaio 2009

Space Invaders Extreme


in occasione del trentesimo anniversario della sua comparsa nelle mitiche salegiochi anni 80, SI torna sotto i riflettori della ribalta e non vi sono schermi più adeguati dei portatili Sony e Nintendo per lasciare nuovamente il solco nella storia dell'arcade. Taito affida questa volta le redini del lavoro a Square-Enix che con piglio da musicista moderno reintepretra un classico del passato restituendolo al pubblico in una sua forma inedita ed accattivante. i programmatori in tal senso hanno profuso grande impegno nella duplice operazione di restauro e di abbellimento di un classico che cronologicamente parlando vanta un catalogo di metamorfosi estetiche senza pari. difatti, dal 1978, anno di uscita della prima versione, i cloni, i remake e i sequel - più o meno ufficiali - sono innumerevoli e tra i più disparati. tra questi, la versione deluxe, proposta dalla stessa Taito e conosciuta anche col semplice nome di "color", rappresenta più di tutte l'ossatura sulla quale si è andati a ritessere la nuova interfaccia audio-video. l'input di riprogettazione dal quale partire è rimasto sostanzialmente lo stesso di allora, ossia una netta infarcitura di colori che in tal caso però, non poteva che essere ancor più elaborata e massiccia, portata quasi al limite della saturazione stessa: per l'appunto estrema. facendo quindi buon uso di tecniche cinematiche, sugli sfondi di gioco vedremo animarsi policromie funky retro, mixate a diversi elementi artistici debitori soprattutto della pop art, insieme ad altri più astratti, divagazioni colte di una certa pittura kandinskyana. il tutto - inutile dirlo - orchestrato ad arte per rendere il contesto grafico moderno e vintage allo stesso tempo, pulsante e ritmico, e in moto sincronizzato con la frenetica azione di smashing button che il nostro pollice è qui chiamato a eseguire con una certa diligenza. inoltre, come già apprezzato in opere sinestetiche d'eccellenza quali Rez e Lumines, i suoni generati dalla pressione del singolo pulsante d'azione integrano perfettamente l'ascolto del sottofondo musicale, mentre l'interazione dell'utente, diviene un ulteriore rigo musicale che in tempo reale arricchisce di effetti la colonna sonora, in modo sempre dinamico e attraverso il filtro della personale scansione metronomica. con attenzione e rispetto reverenziale per il mostro sacro trattato, Square-Enix evita di snaturare l'essenziale meccanica di gioco lasciandola per questo intatta e limitandosi a reintrodurre alcuni imprenscindibili leitmotiv arcade come l'accaparramento di svariati power up - con i quali fare incetta di orde aliene - e la presenza di classici bonus stage e fever time. culmine di questo crescendo ludico spetta ovviamente ai boss, sottoforma di alieni oversize da smantellare pixel per pixel fino a raggiungerne in profondità il core, talvolta dovendo fare ricorso anche ad un dosato pizzico di strategia. in conclusione, Square-Enix non risparmia nulla in termini di mezzi spesi per la celebrazione di questo grande evento del mondo videoludico, dimostrando senza indugi di saper stare al passo coi tempi e di avere padronanza praticamente assoluta del moderno vocabolario arcade. assimilata e profusa con grande amore la lezione di Mizuguchi in questa sua ennesima riuscita creazione, SI può finalmente affermare di aver varcato i confini dell'essere solo un mero trastullo elettronico riemerso dai gorghi del passato, elevandosi da icona popolare del vintage, qual'è e quale sarà sempre, a nobile oggetto d'arte digitale, rientrando, perciò, tra le fila di quei pochissimi videogame dalla vocazione extraludica, dall'impatto sia stimolante che per questo evocativo, oltre quella riduttiva nozione di intrattenimento fine a sè stesso.


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