martedì 25 novembre 2008

Dangun Feveron


Corre il 1998, e a 2 anni di distanza dalla fine del millennio, epoca di bilanci per tutti, la Cave partorisce un sentito omaggio all'estetica arcade dei primi anni 90 quasi a voler sancire la doverosa chiusura di un ciclo evolutivo proprio come era iniziato, conferendo alla sua opera un taglio nettamente classico e per certi versi autocelebrativo di quegli stilemi divenuti col tempo veri marchi di fabbrica di un intero genere. in DF dunque non c'è nulla che lo shoot 'em up bidimensionale non abbia già vissuto, ma Cave come per magia riesce in ugual modo a spiazzare il suo pubblico con l'introduzione di un inedito quanto entusiasmante comparto audio, dato che sul versante grafico tutto appare già perfettamente visto, collaudato, ma incentivato dall'apporto di una estrema cura per i contrasti e gli accostamenti cromatici. e il perchè di questa attenzione è presto detta. abituati o meglio dire viziati dall'ascolto pedissequo di una colonna sonora sempre in bilico tra il metal e la generica matrice techno/elettronica, non si può che rimanere increduli messi di fronte al fatto che in DF le tipiche scorribande tra infinite ragnatele di proiettili sono invece accompagnate da un tripudio di funky, black music e discodance in un contesto di puro revival anni 70! difficile dissociare questo connubio così stretto e duraturo, ma Cave non si smentisce mai e rompendo gli schemi rassicuranti dell'abitudine, proietta la micidiale danza balistica su una pista da ballo dove la "febbre del sabato sera" si fà sentire al suono crescente di bassi slappati, sviolinate sexy e corpose schitarrate wah-wah! di risposta al tappeto sonoro intrecciato in background, il sistema di racimolamento dei punti viene condotto qui all'estremo visivo, ed in realtà appare solo una mera scusa per coinvolgere e sconvolgere la percezione oculare del giocatore con una ondata psichedelica di decine di mini-silhouette, rilasciate dai nemici abbattuti, come tanti piccoli john travolta galleggianti - o meglio - danzanti nello spazio! a corroborare il delirante trip seventies è anche l'effetto delle devastanti smart bomb disponibili e che ad attivazione daranno il via a una vera e propria "disco-apoteosi" con tanto di voce fuoricampo a sottolineare e inneggiare quanto tutto sia estremamente cool! facile quindi lasciarsi trasportare dal ritmo, ritrovandosi a battere il piede nel bel mezzo del visibilio prodotto da una azione di blastaggio. va aggiunto però che al di là di questi aspetti puramente estetici, DF rimane pur sempre un manic shooter di razza, intriso di quella cattiveria endemica a cui non si riesce mai a fare del tutto il callo. al seguito quindi della schermata di customizzazione del proprio velivolo appare abbastanza utile edulcorare - per quanto possibile - il livello di difficoltà, facendo le scelte personali in maniera appropriata attraverso le 3 fasi proposte. nella prima si avrà modo di selezionare il mezzo e con esso anche la tipologia di sparo, da quello concentrato/frontale per passare gradualmente a quello meno intenso/composito e con più ampia gittata. secondariamente avremo modo di selezionare lo sparo ausiliario tra un potente raggio lock-on (una catena di shuriken), lo sgancio di svariate bombe e una serie di raggi fotonici nascenti a spirale. dulcis in fundo la velocità, che non potendo essere calibrata durante l'azione sarà sempre conveniente mantenere in posizione mediana. immancabili ovviamente la presenza di "coreografici" power-up per moltiplicare la potenza di fuoco, la quale anche portata al limite, resta abbastanza difficile esternare con piena efficacia nei momenti di massima concitazione, costringendo a spericolati svicolii oltre che ad una alta soglia di concentramento. sfortunatamente DF si conclude dopo solo 5 stage, difetto che continua a minare anche con una certa frequenza la qualità di molti titoli. ma DF non rientra certo tra questi ultimi, perchè ad una longevità non troppo appagante controbilancia almeno una azione vertiginosa ed intensa, degna di un vero cult-game da finire tutto d'uno fiato. e di tutto quel fiato spesso sprecato in lunghe ed estenuanti sessioni all'ennesimo Rpg di turno, vale davvero chiedersi se non sia sempre meglio risparmiarne un pò per un giro frenetico sulle piste da ballo intergalattiche di DF, per ritrovarsi a finestage ancora in posa plastica à la Tony Manero, col dito rivolto verso un luccicante globo da discoteca...felicemente "febbricitanti"!





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